I nostri mondi attraverso l'obiettivo di Alessandro Punzo

Autrice: Bettina Gracias

Il mondo in Italia

La scorsa estate a Venezia, quando la vita era quasi tornata alla normalità per un paio di mesi, sono stata attirata in una piccola mostra fotografica dal volto rappresentato sul poster. Sono così entrata nel mondo di Alessandro Punzo, e nel suo importante lavoro ricco di potenti immagini. Mi ha risollevata ilvedere che un uomo italiano stava usando la sua forma d'arte per mettere in evidenza l'umanità delle persone che lottano in diverse parti del mondo, compresi i migranti. Dico "mi ha risollevata" perché l'Italia ha avuto una cattiva stampa sulla questione dei migranti a causa della posizione di Salvini negli ultimi anni. È difficile sapere da che parte stiano i singoli italiani ma, come in tutti i paesi, ce ne sono da entrambi i lati della barriera, che non vediamo quando guardiamo i notiziari o sentiamo parlare delle politiche del governo. Purtroppo, a Venezia, la questione dei migranti è fortemente presente con la comparsa di  persone di origine africana, principalmente uomini, che chiedono l'elemosina agli angoli delle strade o cercano di vendere gioielli da un caffè all'altro. Quando ho parlato con loro, ciò che mi ha colpito è stato quanto siano istruiti: alcuni parlano correntemente varie lingue europee, hanno tutti una famiglia da sostenere 'a casa', di solito in Senegal, e credono che, nonostante la mancanza di lavoro, sia meglio aiutare le loro famiglie dall'Italia. Provenendo da una comunità multiculturale di Londra, quando sono in Italia mi preoccupo del fatto che vedere gli africani esclusivamente come coloro che mendicano o vendono borse Gucci `` false '' crei o rafforzi uno stereotipo negativo e sentimenti e politiche anti-migranti. Nato a Napoli e ora residente a Padova, Alessandro dice di potersi relazionare con la sensibilità dei migranti, in quanto l'Italia è per molti aspetti una nazione divisa tra Nord e Sud.

La bellezza e la tragedia del nostro grande mondo

Alessandro ha iniziato la sua vita lavorativa in mare come allievo ufficiale a bordo di una gigantesca petroliera battente bandiera italiana. Descrive questa esperienza come aver aperto gli occhi sulle terribili disuguaglianze del capitalismo e i suoi effetti dannosi sull'ambiente, oltre a mostrargli:

“Cose meravigliose, come, in un’alba che non posso dimenticare, pescatori delle isole Comore con le loro barche a bilanciere all’imbocco del canale di Mozambico che separa il Madagascar dall’Africa. E poi il pescosissimo, turchese, mar Rosso, l’arcipelago della Sonda e, finalmente, superato lo stretto di Torres, la Grande barriera corallina australiana, giù giù fino a Brisbane... La considerazione che sorge spontanea quando ripenso a tutto ciò è sempre la stessa: bisogna davvero essere fuori di senno per distruggere cotanta bellezza!”  Un sentimento che troverebbe Greta Thunberg sicuramente d’accordo. Questi due livelli: una critica dello sfruttamento e una celebrazione della grande bellezza del mondo, sono molto visibili nella sua arte.

Il nostro mondo ineguale

Le sue foto ci aprono gli occhi sulla povertà in Madagascar, chiedendoci di aspettare un attimo prima di pagare senza pensarci, in una notte, per una camera d'albergo, più di quanto un lavoratore locale potrebbe guadagnare in un anno. Nonostante il fatto che il Madagascar fornisca l'80% della fornitura mondiale di vaniglia e il 50% dei suoi zaffiri, entrambi hanno un valore di mercato esorbitante (la vaniglia costa $ 600 al chilo), il suo tasso di povertà è alto e la vita è molto dura:

Il Madagascar è uno dei paesi più poveri del mondo - quasi il 78% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà di 1,90 dollari al giorno - ed è estremamente vulnerabile ai disastri naturali. A causa dei bassi tassi di vaccinazione e delle limitate infrastrutture sanitarie e la scarsa igiene, il Madagascar è regolarmente colpito da epidemie. (Humanitarian Action for Children 2020).

Sul suo sito Alessandro non si definisce un "fotografo" ma piuttosto un "nomade". È un osservatore appassionato del nostro mondo che fa con modestia quello che fanno tutti i grandi artisti, consciamente o inconsciamente, aprendo i nostri occhi su ciò che ci circonda, invitandoci a vederlo attraverso una lente diversa.

MADAGASCAR

West Madagascar. Al mercato, quando un bisogno non può trasformarsi in domanda...

Ambatomilo (Madagascar). Sotto la maschera di Masonjoany (usata dalle donne del nord e dell’ovest dell’isola), un felice istante di divertita curiosità.

Madagascar. Verso Belo Sur Tsiribihina, di ritorno dal lavoro.

Ambalavao (Madagascar)

Madagascar. Ristorazione “en plein air”, sulla strada per Fianarantsoa.

Madagascar. Periferia sud di Antananarivo. “Aspettando Godot”.

Sakaraha (Madagascar). Un perfetto esempio di sincronismo tra scatto e labbra.

INDIA

Jaipur (Rajasthan), un sorprendente frammento di fragile, indifesa dolcezza.

MALAYSIA

Come iride, sogno in lockdown. Collage di due fotogrammi (che ritraggono la spiaggia del Bako -Sarawak- con le sue mangrovie), “piegati” a formare un’iride...

AMERICA MERIDIONALE

In Alta Guajira -territorio quasi inaccessibile e pressoché desertico, situato all’estremo Nord del continente sudamericano, a cavallo tra Colombia e Venezuela, dai panorami e dai colori mozzafiato- la vita, inutile dirlo, è durissima. Lei è una donna Wayùu, l’etnia a struttura matriarcale che lo abita.

Colombia. Lungo la strada per Uribia, la porta d’accesso alla Guajira, in un assolato e accecante mattino, tra viaggiatori, mercanti e contrabbandieri.

Themba

Alessandro Punzo, Padova, il 30 gennaio 2021.

Su Themba, in realtà, non ho molto da dire. Lo incontrai in spiaggia, è uno dei tanti venditori di “perline”, come li chiamo, che macinano chilometri e chilometri sotto il sole rovente per guadagnare pochi spiccioli. Come ti ho detto, è stata l’unica persona, sconosciuta, a cui ho chiesto una fotografia. La cosa sembrò a me stesso subito molto strana: chi, come me, è abituato a “rubare” l’istante dello scatto, si trova a disagio a fotografare chi, oltre ad essere consenziente è, in qualche modo, “avvisato” di quanto sta per accadergli. Superai l’impasse con l’escamotage del racconto, al quale, però, non potei prestare sufficiente attenzione, impegnato com’ero in quell’impresa per me nuova e... imbarazzante! Aniway, le storie degli immigrati si somigliano tutte, perché è sempre il bisogno la molla principale. Lo si dimentica spesso (nei primi anni che ero a Chioggia, mi sentii dire, più di una volta, che stavo soggiornando in una terra che non era la “mia” e che stavo sottraendo lavoro agli altri!!). Così, anche Themba era stato spinto dal bisogno; e anche lui, come tantissimi altri e altre, ha necessità di inviare denaro a casa (Senegal), dove c’è un familiare (la madre, nel suo caso) che ha bisogno di cure mediche. La madre è assistita dai suoi figli, tre se non ricordo male, a cui pure deve provvedere (della madre dei suoi figli non ha mai parlato); e tuttavia lo stesso Themba avrebbe bisogno di cure ma, stando così le cose, è costretto ad anteporre alle sue necessità quelle dei suoi familiari lontani. Si è dichiarato molto religioso. Un particolare: quando stava per salutarmi gli ho allungato una banconata da 10 €. Ebbene, ho dovuto insistere non poco perché la prendesse! Si è commosso, gli sono spuntati due lacrimoni. Una persona davvero speciale. Ho provato un misto di vergogna e colpa...

 

Nel suo sorriso triste vi ho scorto la metafora di una condizione umana...

Themba

 

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Bettina Gracias

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